ilariola_blablacar

Da sempre, nell’immaginario italiano e sud-europeo, agosto è il mese del nulla. Tutto chiuso, tutti in ferie, relax, città svuotate, e per quelle più famose, l’invasione dei turisti.

Quest’anno, per una serie fortuita di eventi, mi ritrovo a lavorare tutto agosto, in un nord Europa stranamente investito da un’ondata terribile di calore. Lavorare in ufficio a Lille è praticamente impossibile, lavorare da casa a Bruxelles significa essere in diretta dal forno, e mai come ora ho amato i locali con wifi e aria condizionata. Senza esagerare però.

È una dimensione completamente nuova, questa: dopo 6 anni di lavoro “dipendente” e per niente soddisfacente (a chi interessa, può spulciare nel mio curriculum), torno a respirare e ad essere me stessa, senza dover sottostare a stupide regole perché “sennò la gente non lavora”. C’è voluto un po’, ma quei 6 anni di purgatorio nella (mia) meravigliosa Lisbona mi sono serviti a capire quello che non voglio più fare.
Anche gli scorsi anni lavoravo ad agosto: ma era diverso, perché aspettavo che le giornate passassero in fretta nella speranza di aver fatto almeno qualcosa di proficuo per me stessa, e non solo per i “clienti”.

Ho ricominciato a parlare un francese sgraziatissimo e molto romagnolo, con ancora il portoghese in testa, e spruzzate di inglese e italiano a condire questa bella insalata. Mi piacciono le lingue, ma non credo di poter reggere lo stress del fare “switch” a ogni minuto: il mio cervello ha messo dei paletti, ovvero in parole povere “gna fà”. Per ora, nessuno mi ha ancora costretto a imparare il fiammingo: cerco di resistere.

Durante i miei interminabili viaggi da pendolare, ho conosciuti dei bei personaggi e dei perfetti stronzi (tipo quelli che annullano il viaggio all’ultimo minuto senza spiegazioni), ho scoperto la casualità dello scegliere un “covoitureur” conveniente per prezzo e destinazione, e mettermi in macchina, unico scopo: raggiungere il mio posto di lavoro. Ovviamente, la mia capacità comunicativa in francese, per di più alle 7 di mattina, è un po’ limitata: nonostante ciò, non mi hanno mai abbandonato lungo l’autostrada perché russavo sonoramente.
Tutto perché, nella mia testa, l’abbonamento del treno sarebbe dovuto costare molto meno. E invece le ferrovie francesi fanno dei begli scherzetti da 400 e rotti euro al mese, spesa non sostenibile dalla sottoscritta, tantomeno al mio attuale stato di borsista Erasmus.

Di necessità si fa virtù, dicono: sono stata così da sempre, mi adatto ma non esattamente a tutto, e chi mi conosce lo sa bene.
Per adesso va così, e quello che posso fare non potendomi permettere le ferie, è ritagliarmi degli spazi di relax, dentro qualche locale in città o durante le lunghe chiacchierate in viaggio con sconociuti; non avevo mai considerato questa possibilità, ma volendo apre diverse prospettive.

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